
Cari viterbesi,
il Trasporto della Macchina di S. Rosa è un evento che rende Viterbo e i viterbesi unici al mondo. Non è un modo di dire, o una frase fatta: è verità. Il fatto umano che accade nei vicoli del nostro centro storico la sera del 3 Settembre è il confine tra un’impresa e un miracolo, e per quanto ricco possa essere il vocabolario della lingua italiana non esiste una parola che possa descrivere appieno questo sentire. Sentire.
È ciò che gli uomini possono fare, insieme, quando sono animati da un obiettivo comune.
Una festa che abbiamo il dovere di preservare nella sua versione più autentica, dando valore a ciò che ha più senso, in questi giorni e sempre: l’unità di un popolo. La sua presenza in piazza e per le strade, ordinato, composto, emozionato. Il sostegno e l’incitamento ai Facchini di S. Rosa che compiono l’impresa-miracolo. Il sentirsi tutti “uno”, che è ciò che ci rende un patrimonio immateriale dell’umanità. È l’eredità più preziosa di Rosa: aver trasmesso alla sua comunità l’importanza dell’unione. Allora per respingere l’assedio di Federico II, e oggi? Oggi la violenza dell’imperatore è rappresentata da qualcosa di più strisciante e subdolo, per questo più difficile – ma non impossibile – da respingere: la violenza dell’imperatore oggi è l’odio, l’invidia, i meschini sotterfugi, la voglia di recare danno in qualsiasi modo alle nostre tradizioni, alla nostra città, in fondo a noi stessi. I Facchini, con il loro sacrificio, portano sulle spalle non solo una splendida e significativa Macchina, ma anche il diffondersi, da Rosa, del messaggio di unità nell’affrontare il male che deve e può, tradizionalmente, vedere schierati uniti tutti i viterbesi, nessuno escluso, nel rendere vivi i valori identitaria del nostro popolo. In questo 3 Settembre giubilare auguro a tutti noi viterbesi di sentire: sentire l’empatia con l’altro, sentire e vivere la profonda devozione che ci lega alla nostra piccola, caparbia Rosina, sentire e comprendere davvero, appieno, la meraviglia di ciò che accade, ogni anno in questa sera, sotto i nostri occhi e nei nostri cuori. La meraviglia di ciò che siamo, perché il Trasporto e l’impresa-miracolo che si compie questa sera è la rappresentazione di un carattere, di un modo di essere, della nostra storia e delle nostre radici. Radici che fanno quello che siamo oggi. E auguro, a noi viterbesi tutti, di emozionarci nel capire la grandezza di tutto ciò, la grandezza di ciò che la viterbesità più profonda può concepire, creare e preservare ieri, oggi e anche domani.
Buona Santa Rosa, Viterbo.
Chiara Frontini
Sindaca di Viterbo